Pedagogia per una scuola con pensiero divergente.
La pedagogia é la scienza che accompagna il bambino nella sua crescita personale ed educativa. Una scuola, che incentra l'attenzione sul benessere dei propri studenti, non dovrebbe stimolare in loro atteggiamenti utili a catalogare le persone.
Insomma si dovrebbe far capire ai bambini che la scuola non é una gara. E che tutti gli alunni fanno parte della stessa squadra, dove non ci sono né vinti né vincitori. Ma che vincere, significa avere un rapporto con i propri compagni, professori, sentirsi parte del team, cercare di aiutarsi l'un l'altro ed apprendere con il sorriso. Questo per me dovrebbe essere il vero obiettivo della scuola e degli insegnanti.
Una scuola che incentivi le possibilità e che aiuti i bambini ad esprimere le proprie emozioni. Stimolando in loro la curiosità, il pensiero di porsi delle domande e di non dare nulla per certo. Se non erro prima si pensava che la ruota fosse quadrata e il mondo tondo.
Quindi se l'uomo non avesse messo in dubbio qualcosa, probabilmente saremo rimasti alla ruota quadrata. E ciò non significa, che quest'ultima non sia servita. Infatti la ruota é diventata tonda perché usando la quadrata le persone avevano difficoltà. Quindi se non si fosse stata la ruota quadrata, probabilmente non avremmo realizzato, le ruote tonde e così via.
Ma la ruota tonda é nata nel cercare di risolvere un problema e nell'usare un pensiero diverso da quello considerato standard.
Io, infatti non penso che si debba insegnare nel non tentare, nel bloccarsi. Ovvio che ogni tentativo probabilmente porterà ad un fallimento.
Ma se tutte le persone la pensassero così, probabilmente non avremo la luce, il gas. Quindi la scuola dovrebbe incentivare, anche il pensiero divergente, quello che a volte mette in dubbio. Perché da li nascono le possibilità.
La scuola dovrebbe prendere ad esempio il pensiero che ogni bimbo possiede già in natura. Il bimbo apprende nella prima fase, per sperimentazione, provando ogni oggetto, toccando e fallendo ma facendo così cresce. E la scuola poi insegna agli alunni che gli errori sono qualcosa di brutto. Ma se il bambino lo avesse fatto da infante non avrebbero appreso.
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