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Intevista Filosofia coi bambini

I bambini esploratori e inventori per natura, imparano giocando e scoprono la loro identità tramite l’esperienza. Il primo vero ostacolo che i bambini devono affrontare è il distaccamento dal nucleo familiare. I bambini  entrano nel mondo dei grandi e tutto d’un tratto vengono scaraventati in un sistema scolastico, che offre solo soluzioni e programmi noiosi. In questo sistema non trovano il supporto per diventare adulti pensanti. La scuola così com'è, non stimola la ricerca di un benessere nell’alunno, la loro voglia di imparare e la loro autonomia. Programmi preimpostati uguali di anno in anno per alunni diversi. La diversità diventa il tallone di Achille in un sistema che non la comprende e la evita. 

Ne parliamo meglio con Carlo Maria Cirino, Fondatore di Filosofia coi bambini, metodo educativo originale nato in Italia nel 2008 dal lavoro sperimentale di ricerca svolto assieme a Cecilia Giampaoli. Filosofiacoibambini è un metodo, un insieme di tecniche che permettono di allenare al massimo le facoltà immaginative di bambini di età compresa tra i 3 e i 9/10 anni. Tecniche che consentono al filosofo di raccogliere dati e fare ricerca.


Il vostro metodo educativo permette all’alunno di sperimentare in prima persona.
Quali sono state le prime reazioni dei bambini al vostro metodo educativo?

C’è una grande confusione di termini in giro. Etimologicamente, possiamo credere che la parola bambino derivi dal fatto che i cuccioli di essere umano, all’inizio della loro esistenza, non sapendo parlare, balbettino, ripetendo spesso le consonanti labiali b, p, m (b-a; b-a-m; b-a-b; b-a-m-b). Alunno, poi, come allievo, si dice di chi viene allevato. I cuccioli di essere umano non sono né bambini né alunni, anche se balbettano o vengono allevati. Sono cuccioli di essere umano e in quanto cuccioli attraversano fasi fondamentali e irripetibili di sviluppo. Noi di Filosofiacoibambini ci interessiamo allo sviluppo di tutte quelle facoltà che hanno a che fare con ciò che genericamente chiamiamo “immaginazione”, ciò che ci distingue da ogni altro essere animale sulla faccia della terra.

Negli approcci tradizionali gli alunni sono spettatori passivi della loro formazione. Non si sentono liberi di esprimere il loro interesse, curiosità verso un’attività scolastica. I divieti che vengono imposti dal sistema scolastico danneggiano la creatività e la curiosità. Pensa che il sistema scolastico imponga tutte queste regole perchè non riesce a gestire alunni annoiati?  

Qualsiasi metodo educativo, come qualsiasi addestramento, che si basa sul condizionamento implica soggetti passivi, concentrati, veloci. Implica la negazione della curiosità, dell’immaginazione, così come della lentezza e quindi della possibilità che nascano veri interessi. Il metodo adottato nel 99% delle scuole italiane che abbiamo visitato (e ne abbiamo visitate centinaia, in lungo e in largo) si basa esclusivamente sul condizionamento. Le ragioni? Perché il condizionamento permette di limare in breve tempo ciò che differenzia gli esseri umani tra loro, rendendoli uguali, prevedibili. Rendendo i loro consumi prevedibili. Insomma, trasformandoli in perfetti membri di una società basata sul consumo, sull’efficienza produttiva (capitale umano), sull’assenza dell’immaginazione e di ogni spiritualità. Purtroppo, un grandissimo numero di coloro che insegnano non dovrebbe insegnare, perché manca del carisma necessario. Mentre un gran numero di coloro che non insegnano (parlo di tanti tenuti fuori dai concorsi, dalle graduatorie, dai punteggi, dalle assurdità di un sistema fallimentare) avrebbe dovuto farlo. 

Sono fondamentali i voti a scuola oppure sarebbe meglio non averli?

Dove c’è condizionamento non possono non esserci i voti. Così come non possono non esserci le punizioni. Mi fanno ridere quelle scuole che dicono: “noi non abbiamo i voti”. Semplicemente sostituiscono la parola “voto” con la parola “giudizio” o con qualche altra invenzione o moda del momento. Possono cambiare nome quante volte vogliono, ma la sostanza non cambia. 

Quel che deve cambiare è il metodo educativo; è il condizionamento a dover sparire, e con esso la scuola come “fabbrica”, l’alunno che ogni mattino si reca a compiere il suo “dovere”, a “lavorare”. Ma siamo lontani da questo, purtroppo, perché, come dicevo, manca il carisma necessario all’interno della scuola.

Molti studi dimostrano che si impara molto di più giocando e condividendo. Sembra che il buon l’umore influenzi positivamente l’apprendimento. Tramite il gioco i bambini possono acquisire le soft skill utili per affrontare le difficoltà nei momenti difficili. Il gioco insegna al bambino  l’apprendimento per errori. Il bambino sbaglia, non ripete più l’errore, impara da sé e va avanti... Non si blocca al primo ostacolo. Qual’è stato il vostro approccio per aumentare il coinvolgimento del bambino anche nei momenti meno felici?

Anche qui c’è grande confusione di termini. Anzitutto non servono studi per dimostrare che “giocando si impara”. Basta osservare per cinque minuti un bambino che gioca. E non servono neppure studi per affermare che si apprende meglio quando l’umore è buono: basta utilizzare se stessi come metro di paragone. Il gioco, per fortuna, non l’abbiamo inventato noi. Si tratta di un’attività che impegna tutti gli esseri, specialmente nelle loro prime fasi di vita, ma non solo. Basta questo per convincerci della sua importanza. Chi potrebbe negare che la natura si è sbagliata riguardo al gioco, dal momento che ci ha messo milioni di anni a raffinarlo? Gioco e felicità vanno di pari passo. Prima di queste, in ordine sia temporale che d’importanza, ci sono solo: l’amore, il calore e il nutrimento.  

La scuola dovrebbe insegnare a esprimere nel miglior modo possibile le emozioni e le proprie passioni. Una scuola sensoriale dove al centro di tutto si colloca il bambino. Quali metodi usate per l’esternazione delle emozioni dei bambini?

Siamo contrari alla sola idea di “dover trovare i modi per far sì che i bambini esternino le proprie emozioni”. Si tratta, per noi è chiaro, di un bisogno totalmente costruito, figlio di tempi (questi tempi) orfani di madri, padri, maestri, carismi. Se l’ambiente attorno al bambino è ricco di tradizioni e spiritualità, egli non ha necessità d’esternare nulla, ma vive le sue emozioni in maniera naturale.

Come e dove  si svolgono i vostri laboratori? 

Siamo attivi da dieci anni su tutto il territorio nazionale ed estero. Per richiedere il nostro intervento basta una mail a: filosofiacoibambini@gmail.com

Link social

www.coibambini.com


Questa intervista é stata realizzata dalla comunità openbadges italia.

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