L’apprendimento disegnato dai bambini
Se dovessimo chiedere ai bambini di disegnare l’apprendimento probabilmente riusciremo a cogliere tutte le sfumature dell’insegnamento. Troveremo la collaborazione, la fantasia e la libertà di creare un mondo,dove non esistono barriere mentali che ostacolano il naturale processo. I bimbi riescono a trasformare l’apprendimento in qualcosa di vivo e colorato, dove ognuno può esprimere la propria personalità e le proprie passione in totale libertà.
Come mantenere la capacità di stupirsi della vita?
A mio avviso, curiosità e stupore sono insieme la base per la conoscenza nella vita.
È il modo in cui i bambini si avvicinano al mondo sin dalla nascita: mi stupisco, sono curioso, voglio sapere di più del mondo che mi circonda e lo esploro con i mezzi a mia disposizione.
Stupirsi nella vita vuol dire essere un po’ bambini, aver voglia di essere curiosi e di voler conoscere il mondo che ci circonda, così come voler esplorare ciò che più ci interessa.
Ritengo, perciò, che la curiosità sia alla base della conoscenza. Mantenere viva la curiosità significa mantenere viva la voglia di conoscere e di imparare. Quando si è curiosi nella vita, si è capaci di stupirsi di qualsiasi cosa si incontri sul nostro cammino, qualsiasi esso sia, senza dare per scontato nulla: dalla vita di un minuscolo insetto alle grandi invenzioni fatte nel corso della storia.
Mi sento perciò di poter affermare che la capacità di stupirsi nella vita si possa mantenere viva lasciando libero il bambino curioso che vive in ognuno di noi.
Le barriere imposte dalle regole della società limitano il normale processo d’apprendimento . Come stimolare il superamento delle paure che ci vengono imposte dal sistema scolastico?
Purtroppo, spesso si vedono bambini e ragazzi spaventati dal “voto” che hanno preso in un’interrogazione, del giudizio che hanno meritato da insegnanti o compagni di scuola.
Credo che il miglior modo per aiutare i ragazzi a superare le paure che l’ambiente scolastico lascia in loro, sia quello di aiutarli a capire che ognuno di loro non è rappresentato da un voto o da un giudizio. Concentrarsi su ciò che si sta imparando, insistendo sul perché è importante avere determinate conoscenze, è la chiave per aiutare i ragazzi nel loro compito di studenti. Il coinvolgimento dei ragazzi dovrebbe essere la base per il loro insegnamento, così come mantenere viva la curiosità in loro e stimolare la creatività. Per aiutare i ragazzi a superare le paure portate dai giudizi, sarebbe auspicabile coinvolgerli nelle lezioni, ma lasciandoli sempre liberi di esprimersi con i mezzi che ritengono più idonei. Ogni ragazzo dovrebbe potersi esprimere attraverso la propria creatività, perché ognuno di loro ha capacità, qualità e sensibilità proprie e diverse da quelle dei compagni o degli insegnanti.
A mio avviso, puntando sulle capacità di ogni ragazzo e sul coinvolgimento di ognuno di loro negli argomenti proposti, premiando gli sforzi e i risultati ottenuti, utilizzando gli errori come crescita personale, sicuramente aiuterebbe i ragazzi a superare le loro paure e migliorerebbe l’apprendimento.
Pensi che i giochi possano migliorare le capacità di problem solving dei bambini?
Ritengo che qualsiasi gioco sia importante per migliorare le capacità di problem solving nei bambini. L’importante è che siano i bambini a ragionare con la propria testa. Una volta forniti gli strumenti e le regole del gioco, devono essere loro a pensare come utilizzare ciò che hanno a disposizione per risolvere un problema. Anche se spesso noi adulti vorremmo aiutare i bambini a trovare una soluzione a qualsiasi sia il problema posto dal gioco, è importante che siano i bambini stessi a provare, anche a sbagliare o addirittura a trovare strade alternative che non erano state prese in considerazione.
Lasciandoli liberi di ragionare, i bambini sono in grado di trovare soluzioni attraverso strade che gli adulti considererebbero insensate, soluzioni che sarebbero rimaste inesplorate ma, grazie alla creatività di un bambino, vengono portate alla luce.
Anche gli errori sono fondamentali. Anzi è proprio per non voler sbagliare, o per errori già commessi in precedenza nel gioco, che i bambini tentano nuove strade per migliorarsi.
Tutto questo affina le capacità di problem solving del bambino.
Come trasformare l’apprendimento passivo in attivo?
Curiosità, coinvolgimento, creatività sono le “mie parole chiave” per trasformare l’apprendimento passivo in apprendimento attivo. Presentare un argomento ai ragazzi in modo attivo significa lasciare in loro la curiosità necessaria perché vogliano porre domande e approfondire. A volte riportare un argomento attraverso “storielle” o curiosità più o meno note sull’argomento, aiuta ad accrescere la voglia dei ragazzi di approfondire. Questo fa sì che i ragazzi si sentano protagonisti e coinvolti, non solo spettatori. Quando sanno di poter portare il proprio personale contributo, sapendo inoltre di poter utilizzare la propria creatività e sensibilità, in un ambiente che non li giudichi, allora gli alunni parteciperanno attivamente a qualunque attività proposta.
Quali sono le strategie migliori per coinvolgere l’alunno?
Per mia esperienza, la migliore strategia per coinvolgere l’alunno è trasformare una lezione frontale da racconto dell’insegnante a un momento di discussione e condivisione. Una volta forniti gli strumenti per affrontare la lezione, allora si può coinvolgere gli alunni in una discussione comune, attraverso domande che possano lasciare spazio alla loro creatività: “perché secondo voi…?”, “immaginiamo come si possa fare in altro modo”, “cosa ne pensate?”, “come lo risolvereste?” ecc. Lasciando liberi i ragazzi di pensare creativamente, è lecito aspettarsi anche risposte a volte bizzarre o fuori tema, che possono essere utilizzate in modo creativo dall’insegnante per portare l’attenzione sul perché invece queste siano risposte improbabili.
Quali capacità svilupperà il bimbo che inizia ad approcciarsi fin dalla tenera età alla programmazione ?
La programmazione, come è noto, sviluppa numerose capacità e qualità in chiunque: capacità di problem solving, affinare il pensiero creativo e il pensiero computazionale.
Iniziare in tenera età non può che essere un aiuto e uno stimolo per il bambino. Tutto ciò, però, ha senso solo nel caso in cui il bambino sia veramente interessato a ciò che sta imparando e non costretto con il solo scopo di affinare le capacità del bimbo stesso, ottenendo così un risultato contrario e di probabile rifiuto, anche in futuro.
Data la mia esperienza sul campo, mi sento di poter dire che al di sotto degli 8 anni un bambino non ha molto interesse per la programmazione. Sebbene esistano degli ambienti di sviluppo che insegnano ai bambini piccoli ad imparare a programmare attraverso la narrazione, spesso i bambini di età inferiore agli 8 anni non si lasciano coinvolgere in tale attività. Per i bambini più piccoli ha più effetto quello che viene definito “unplugged coding”, ovvero giochi studiati per avvicinare i bambini alla programmazione, ma che permette loro ancora di utilizzare come strumento principale le loro mani, portando a termine dei progetti con carta, forbici e colla o attraverso lo studio del mondo che li circonda.
Intorno agli 8 anni, i bambini hanno capacità e conoscenze che permettono loro di iniziare a capire cosa sia la programmazione e, attraverso la narrazione, semplici giochi e animazioni, si introducono i concetti base. Lasciare libero il bambino di pensare creativamente, lasciando la possibilità di creare i propri progetti, le capacità si affinano sempre più.
Ciò non toglie che, se un bambino particolarmente interessato dovesse dimostrare il desiderio di avvicinarsi alla programmazione anche in tenera età, sarebbe bene assecondare questo desiderio, sempre sotto forma di gioco.
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