Elliot for water un progetto che é un bellissimo esempio di civiltà.
Una bellissima idea, che diventata progetto porta acqua in zone dove non esiste l'acqua potabile.
Questo progetto può ispirare le giovani menti nel riproporre nuovi progetti per il sociale e per il miglioramento qualità di vita.
Qualche anno fa, ho avuto il piacere di intervistare il ragazzo che ha realizzato il progetto. L'intervista é incentrata su come lo sviluppo tecnologico possa migliorare la qualità di vita delle persone.
Questa é l'intervista:
La tecnologia può migliorare la qualità di vita delle persone
Lo sviluppo tecnologico come strumento per migliorare la qualità di vita delle persone.
Si sta diffondendo sempre di più, il concetto che, il progresso tecnologico comporti una disumanizzazione della società. Lo sviluppo tecnologico viene associato all’automatizzazione della società e alla privazione dei diritti. Un approccio diverso, viene proposto, da Andrea fondatore di Elliot for water… Le regole di internet migliorano il benessere e la qualità di vita delle persone.
Elliot For Water è il motore di ricerca che porta l’acqua nei paesi in via di sviluppo, nello specifico Guinea-Bissau. Un’iniziativa che unisce l’amore per la tecnologia al benessere della collettività.
Quale è stata la motivazione che ti ha permesso di trasformare la tua idea in qualcosa di reale?
La motivazione è stata il desiderio di voler creare un progetto importante che potesse avere un impatto positivo sulla vita delle persone, e non solo concentrato sul farmi guadagnare dei soldi.
Sono pienamente convinto che si possa avere successo, anche economicamente, e aiutare allo stesso momento, e con Elliot For Water voglio dimostrarlo.
Le regole sociali cercano di dividere e mettere dei confini ben precisi fra settori differenti. Come, se esistessero dei margini preimpostati, da rispettare obbligatoriamente. Tu invece sei uscito fuori dagli schemi ed hai unito più settori.
Quando hai realizzato il tuo progetto, quali sono state le reazioni delle persone?
In generale le reazioni sono state molto positive, anche perché è un progetto che punta a salvare milioni di vite umane. La mia missione, infatti, è quella di portare acqua potabile ad un milione di persone entro il 2025.
Oggi più che mai, abbiamo bisogno di credere, nel miglioramento, nella riqualifica territoriale e rispetto dell’essere umano in quanto tale. Ridare al mondo ciò che abbiamo usato o preteso. Sviluppare sentimenti di collaborazione, comunità e consapevolezza di una tecnologia intelligente.
Pensi che la formazione dovrebbe insegnare e promuovere la consapevolezza che un mondo migliore è possibile?
Io penso di si, ed è proprio in questo modo che ho deciso di creare Elliot For Water.
Nella business school dove ho studiato, la Paris ESLSCA Business School, mi hanno insegnato che ci sono molti modi per creare un business che sia sostenibile dal punto di vista economico, e che allo stesso tempo possa aiutare il pianeta e altre persone.
Ed è durante uno di questi corsi che sono venuto a conoscenza del problema dell’acqua e delle prime tecnologie in grado di purificarla.
Quali sono state le sensazioni che hai provato quando hai visto gli effetti del tuo progetto?
Anche se il nostro primo progetto, realizzato in Guinea-Bissau in collaborazione con l’associazione di Londra Well Found, è solo all’inizio, l’emozione di vedere l’impatto che il tuo lavoro sta avendo sulla vita di altre persone è molto forte.
Quando ho visto i primi risultati, però, non ho realizzato subito cosa stava succedendo, ma è stato un mio amico che scrivendomi mi ha fatto capire quello cosa stava succedendo; è stato come aver raggiunto un primo piccolo traguardo.
Per ora siamo riusciti a mandare al villaggio una stagioni di semi, in modo che le persone possano cominciare a coltivare, ma sono fiducioso che potremo cominciare il vero progetto legato all’acqua già a Settembre.
Quali sono stati gli aspetti più difficoltosi nella realizzazione pratica?
La parte più complicata è sicuramente quella di trovare il villaggio dove realizzare il progetto. Fortunatamente io ho conosciuto subito Well Found, l’associazione che si occupa con noi di realizzare il progetto umanitario. Loro lavorano in Guinea-Bissau già da 10 anni, sanno come muoversi sul posto, sia dal punto di vista burocratico che da quello logistico, conoscono i villaggi e le persone del posto. Sono molto contento di poter collaborare con un’associazione come la loro.
Qualche consiglio che daresti ai ragazzi che vogliono realizzare un progetto tecnologico socialmente utile?
Consiglierei di andare avanti per questa strada in quanto la tecnologia di oggi ci da moltissime possibilità di aiutare facendo business ma, come in ogni altro progetto, bisogna avere moltissima pazienza.
Quando si comincia un percorso del genere si pensa sempre di avere successo nel giro di qualche settimana, in realtà poi ci vanno quasi sempre un paio di anni, quindi non fatevi scoraggiare dal primo stop e datevi il tempo necessario per riuscire.
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